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Perché l’energia fotovoltaica può contrastare la produzione di CO2?

Nonostante qualche accenno di miglioramento, anche nel 2021, in Lombardia è stata superata la soglia dei 35 giorni all’anno in cui si è andati oltre il limite di concentrazione di polveri sottili, soglia indicata dalla normativa europea: l’ennesima dimostrazione di quanto sia sottovalutata l’emergenza dell’inquinamento dell’aria. Brescia è una delle città che si comportano peggio da questo punto di vista, dietro solo a Cremona e a Lodi, con più di 40 giorni oltre la soglia massima di concentrazione; un po’ meno allarmante il dato di Bergamo, ancora al di sotto dei 35 giorni. Ma va detto che i dati sono stati registrati al 27 ottobre di quest’anno, il che vuol dire che purtroppo fino alla fine del 2021 ci sarà ancora tempo per peggiorare.

La produzione di anidride carbonica

Ma quali sono i fattori che incidono sulle emissioni di CO2? La stagione autunnale e quella invernale sono più a rischio perché questi sono i periodi dell’anno in cui si accendono i riscaldamenti e si preferisce usare la macchina al posto della bici o comunque della mobilità dolce. In più, non si può sottovalutare il ruolo che, dal punto di vista dell’inquinamento, hanno le emissioni di anidride carbonica che sono correlate all’allevamento intensivo. Non è un caso che quella della Pianura Padana sia una delle zone di tutta Europa in cui si registra la concentrazione di stalle più elevata. Se a questo si aggiungono gli effetti del traffico veicolare, con le strade intasate e la paura di prendere i mezzi pubblici legata al coronavirus che induce a usare di più le auto private, è facile cogliere ogni sfumatura di un quadro a tinte fosche. Il traffico è un nemico più subdolo di quel che si possa pensare: ogni veicolo che resta imbottigliato su strade intasate lasciando il motore acceso finisce per inquinare. E se poi non piove, non si può neppure contare sull’aiuto di aspetti meteorologici favorevoli che contribuiscano in qualche modo alla dispersione.

Le conseguenze delle emissioni di CO2

I cambiamenti climatici che tanto preoccupano gli scienziati da qualche anno a questa parte sono frutto anche della veloce crescita della concentrazione di anidride carbonica nell’atmosfera. Se è vero che nel prossimo mezzo secolo la temperatura media del pianeta aumenterà di 2 gradi e mezzo, tale riscaldamento determinerà un incremento dell’evaporazione e la riduzione dell’umidità del terreno in parecchie aree. Per contrastare la produzione di anidride carbonica, sono numerose le precauzioni che possono essere adottate, sia a livello macro che dal punto di vista individuale: ridurre gli sprechi vuol dire viaggiare in maniera più sostenibile, sviluppare una coscienza ambientale e produrre energia elettrica attraverso il fotovoltaico.

I benefici offerti dall’energia del sole

Se si passasse in massa all’energia solare impiegandola per la produzione di energia elettrica, sarebbe possibile sia limitare il ricorso ai combustibili fossili classici che contenere l’emissione di parecchie sostanze inquinanti, tra cui – appunto – l’anidride carbonica. La produzione di 1 kWh elettrico presuppone la combustione dell’equivalente di 2.56 kWh di combustibili fossili, il che porta alla dispersione nell’aria di più di mezzo chilo di anidride carbonica. Ciò vuol dire che con 10 kWh prodotti dal fotovoltaico si ha la possibilità di evitare l’emissione di oltre 5 chili di CO2 nell’atmosfera. Se si desidera calcolare quanta anidride carbonica si evita di produrre grazie all’uso di un impianto fotovoltaico, non si deve far altro che moltiplicare per 530 grammi la quantità di kWh che vengono risparmiati o prodotti. In numeri concreti, la produzione da fotovoltaico di 300 kWh di energia consente di evitare l’emissione di più di 1 quintale e mezzo di anidride carbonica. Aziende come Gruppo Mossali sono un punto di riferimento nel settore del fotovoltaico in Lombardia, e forniscono tutte le informazioni utili per l’installazione di un impianto in un contesto residenziale o industriale.

Che cosa cambia con il fotovoltaico

Due moduli di fotovoltaico con potenza di 500 W permettono di produrre 600 kWh, il che vuol dire prevenire l’emissione di oltre 3 quintali di anidride carbonica.
Si tratta della quantità che 3 alberi potrebbero assorbire in 10 anni!
Nel corso dei suoi 20 anni di vita, l’impianto da 500 W sarà in grado di produrre 12mila kWh. In pratica, con un impianto di questo tipo si raggiunge lo stesso risultato, in termini di eliminazione di anidride carbonica prodotta, che verrebbe ottenuto in un ventennio da una trentina di alberi.

Anidride carbonica, energia solare e alberi

In una prospettiva ambientale, installare per la propria abitazione un impianto fotovoltaico da 3 kWp equivale a piantare quasi 200 alberi che potrebbero assorbire, nel giro di 20 anni, 38mila chili di anidride carbonica. Un impianto da 250 Wp con microinverter, invece, agisce come 16 alberi, producendo e autoconsumando nel giro di un anno più o meno 300 kWh. Ecco perché il fotovoltaico conviene sia per le nostre tasche che per l’ambiente.

 

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