Con una nota sotto forma di Faq, l’associazione rovatese Liberi Libri risponde alle polemiche sul caso dell’installazione di piazza Cavour contro la violenza sulle donne, fatta togliere dal sindaco Tiziano Belotti (che così aveva spiegato la sua decisione) con un’ordinanza. Di seguito le domande con le risposte dell’associazione rovatese sul caso.
ECCO IL TESTO COMPLETO
Ci sono state rivolte direttamente tante domande e abbiamo letto sui social molti interrogativi espressi da
amici, cittadini ed estranei. Non potendo rispondere direttamente a tutti, abbiamo pensato di raccogliere le
principali e di rispondere, in maniera breve e precisa, in una sorta di vademecum sull’accaduto.
FAQ su Bad News
La domanda più importante: eravate autorizzati?
Sì, eravamo autorizzati. Lo dice la stessa ordinanza di rimozione notificataci nel pomeriggio di sabato 16
novembre, in una premessa che riportiamo testualmente: “il Comune di Rovato con nota n. 44655 del
22.10.2019 ha autorizzato l’utilizzo dei portici vantiniani, salva l’acquisizione da parte dell’Associazione del
consenso di tutti i proprietari”. Il Comune ad oggi non ha mai smentito questa circostanza.
Quindi avevate l’autorizzazione di tutti i proprietari?
Sì, tutti i proprietari, che ringraziamo ancora una volta, hanno firmato espressa autorizzazione all’utilizzo dei
pilastri di loro proprietà per l’installazione. Alcuni ci hanno chiamato il giorno dopo la rimozione,
domandandoci perché fosse stata tolta.
Ma quindi perché il Comune vi ha ordinato la rimozione?
L’ordinanza, firmata dal Dirigente dell’area tecnica del Comune e non dal Sindaco, sostiene che “la copertura
dei pilastri … non rientra tra le opere autorizzate” e che “per la modifica dell’aspetto esteriore di un immobile
vincolato è necessaria l’autorizzazione della soprintendenza”, senza però citare la norma che preveda questa
autorizzazione.
Ma quindi serviva anche l’autorizzazione della Soprintendenza dei Beni Culturali?
No. Il Comune non ci ha mai segnalato questa circostanza e l’abbiamo approfondita con l’aiuto di alcuni
avvocati e architetti: non esiste alcuna norma che richieda l’autorizzazione della Soprintendenza. La norma
rilevante è l’art. 107, D.Lgs. 42/2004, che dispone che “gli enti pubblici territoriali possono consentire l’uso
strumentale e precario dei beni culturali che abbiano in consegna”. È per questo motivo che l’autorizzazione del Comune era pienamente sufficiente.
Voi esattamente cosa avevate chiesto di fare?
Testualmente, abbiamo chiesto di poter effettuare un’installazione che “comporterebbe l’affissione di
pannelli delle misure di circa 70cmx100cm in corrispondenza dei pilastri di Piazza Cavour, che sarebbero poi
anche ricoperti da un drappo color rosso. A tal proposito siamo a chiedere l’autorizzazione all’esposizione di
tali pannelli per la durata di circa 3 settimane (indicativamente dall’11 novembre al 1° dicembre)”.
Perché avete usato la pellicola di plastica e non il drappo?
Drappo è un termine generico, che non sottintendeva un particolare materiale, mentre chiaro era l’obiettivo
di “ricoprire i pilastri”. Abbiamo scelto quel tipo di film plastico perché garantisce una perfetta tenuta sia
contro gli agenti atmosferici sia contro il rischio di perdita di colore. La scelta è stata effettuata per esigenze
estetiche e artistiche ma anche in funzione di una migliore tutela del colonnato vantiniano.
Perché il colore rosso?
Il colore rosso è da sempre il colore simbolo della lotta contro la violenza di genere.
E perché Piazza Cavour?
Piazza Cavour è un luogo molto caro a noi rovatesi ed è un simbolo della nostra città: è venuto naturale
immaginare di realizzare un’installazione artistica di questo tipo proprio sui portici vantiniani. Secondo noi il
tema della violenza sulle donne è un tema troppo importante, che deve essere visto da tutti, volenti o nolenti.
Troppo importante per essere relegato in una sala al chiuso o in un luogo secondario. Per questo abbiamo
pensato che le amate colonne vantiniane fossero perfette per portare il nostro messaggio.
Perché avete smontato?
Perché noi rispettiamo le regole e l’autorità: abbiamo deciso di rimuovere solo a fronte dell’avvertimento
(illegittimo e abusivo), contenuto nell’ordinanza ed esplicitato dagli agenti di Polizia Locale, di un intervento
sostitutivo con addebito dei relativi costi e di segnalazione alla Procura della Repubblica ai sensi dell’art. 650
codice penale, e dunque solo per evitare l’aggravio dei danni subiti.
Inoltre volevamo evitare che la rimozione coattiva dell’installazione venisse strumentalizzata o
spettacolarizzata o potesse accidentalmente danneggiare i pilastri del colonnato.
Perché vi hanno chiesto di smontare immediatamente?
Non lo sappiamo. L’ordinanza non dice nulla su questo punto ed è illegittima anche per questo motivo.
L’immediata esecuzione di ordinanza di questo tipo può essere disposta solo per motivate ragioni di urgenza
(es: pericolo alla pubblica incolumità), che in questo caso evidentemente non sussistevano. L’installazione è
stata trattata come se avessimo eretto un muro in mezzo all’autostrada.
Liberi Libri è un’associazione politica?
Assolutamente no. Il nostro statuto parla molto chiaro e da dieci anni lo mettiamo in pratica e lo rispettiamo.
Inoltre la nostra storia parla per noi: abbiamo sempre lavorato proficuamente con tutte le amministrazioni
rovatesi, di tutti i colori politici, e lavoriamo tutt’ora con altri Comuni amministrati da giunte dello stesso
colore di quella rovatese. La politica in questa vicenda non c’entra nulla.
Dite la verità: avete creato questa polemica ad arte?
Assolutamente no. E infatti, nonostante la gravità della situazione fosse già emersa nella mattinata di sabato,
abbiamo deciso di non dire nulla durante l’inaugurazione tenutasi nel pomeriggio di fronte a decine di
rovatesi e ad alcuni giornalisti. Per noi la questione era finita lì, senza polemiche né strumentalizzazioni.
Ma quindi come sono i vostri rapporti con l’amministrazione comunale?
I rapporti sono sempre stati ottimi, in questi dieci anni il Comune di Rovato ha sempre sostenuto e finanziato
le nostre iniziative e gli uffici ci hanno sempre supportato in maniera partecipe e fattiva. È anche per questo
che siamo rimasti molto delusi da quanto accaduto.