L’igloo per la sua forma e quello che rappresenta evoca il passato e un modo di vivere primordiale, naturale, nomade, e si configura come un confine tra interno e esterno, civiltà e naturalità, spazio fisico e spazio concettuale.
Questa può essere una delle chiavi di lettura delle opere realizzate da Mario Merz nel corso della sua carriera artistica, opere che sono state messe insieme per una nuova esposizione che omaggia l’artista, che sarà visitabile presso il Pirelli Hangar Bicocca fino al 24 febbraio 2019.
Un tempo una fabbrica, oggi un eccezionale spazio espositivo dedicato all’arte contemporanea in tutte le sue forme, da quelle più minimal a quelle più estrose, Pirelli Hangar Bicocca è gestito dalla fondazione no profit omonima, nata nel 2004 e rappresentata da Marco Tronchetti Provera, già CEO e Vice Presidente Esecutivo del Gruppo Pirelli.
La mostra dedicata a Mario Merz
La volontà dell’ente di produrre e promuovere il meglio dell’arte contemporanea è ben rappresentata dalla mostra Mario Merz – Igloos, che è stata inaugurata lo scorso 25 ottobre presso il voluminoso spazio delle Navate dell’Hangar.
In un percorso fisico tra oltre 30 igloos, il visitatore è invitato all’esplorazione di un paesaggio irreale e al tempo stesso dalla forte componente materiale, che lo porta a ripercorrere cronologicamente la carriera dell’artista Merz, attraverso le opere più rappresentative del suo lavoro e della sua concezione del mondo.
Famoso esponente della cosiddetta Arte Povera, a fianco di altri maestri come Michelangelo Pistoletto, Giulio Paolini e Luciano Fabro, Merz è considerato uno degli artisti più importanti del secondo dopoguerra, che ha sperimentato diverse forme artistiche, dal disegno, alla pittura, alla scultura, e ha trovato in queste installazioni a forma di igloos una sintesi perfetta del suo modo di intendere l’arte.
Un’arte comunicativa, che rielabora la stessa forma più e più volte, ma in maniera sempre nuova, utilizzando sia materiali poveri e di uso quotidiano sia materiali solidi, costosi e ingombranti, per creare superfici instabili, tridimensionali, che sfidano lo spazio e la gravità, e riescono a comunicare grazie a giochi di luci e al contributo della parola scritta.
Il percorso espositivo, che ha raccolto all’interno delle Navate dell’Hangar Bicocca un campione rappresentativo degli igloos di Merz, facenti parte di collezioni private o di altri musei di fama internazionale, è stato curato da Vicente Todolí e realizzato in collaborazione con la Fondazione Merz, con sede a Torino.
Gli Igloos di Merz
Visitando la mostra potrete contemplare le diverse versioni di igloos di Merz, esaminando i dettagli di ciascuna per giungere a cogliere la natura dell’insieme di queste interessanti installazioni.
Cambiandone le dimensioni e le caratteristiche ma non la classica forma emisferica, Merz a partire dal1968 ha infatti realizzato i suoi igloos con materiali di ogni genere: dalla pietra alla juta, dal vetro al metallo, dai rami alla terra, creando degli spazi chiusi e delle geometrie ardite, a volte precarie e a volte massicce, spesso arricchite da luci al neon e parole, per rendere ancora più suggestiva e potente la potenzialità comunicativa delle sue opere.
Tra le opere in mostra potrete ammirare l’Igloo di Giap, o meglio la variante dell’opera originale che Merz ha rifatto nel 1970, che grazie a una struttura in metallo ricoperta di pani d’argilla e a una scritta al neon, ci proietta in una dimensione fatta di tridimensionalità e precarietà, facendo luce anche sulla temperie politica dell’epoca. Temi politici del passato rieccheggiano nelle Navate anche grazie all’altro Igloo in metallo e stoffa che Merz ha chiamato Objet cache-toi.
Proseguendo il percorso, potrete apprezzare i giochi di luce e le trasparenze delle opere che l’artista ha realizzato avvalendosi del vetro, come gli igloo Acqua Scivola, Is space bent or straight?, Evidenza di 987, 1978, accomunate solo dal materiale di partenza, che in ciascuna viene reinterpretato e abbinato ad altri materiali.
Nel suo lavoro di ricerca e di sperimentazione, Merz ha unito varie forme espressive per rendere ancora più comunicativi i suoi igloos, che oltre ad essere accompagnati da scritte, sono pervasi da simboli e archetipi che per l’artista hanno un valore fondamentale.
L’architettura si fonde con la pittura nell’igloo Tenda di Gheddafi, dove il telaio emisferico è coperto da una tenda dipinta, in una sorta di quadro tridimensionale. Tra i segni dipinti su questa particolare tela, si ritrovano la lancia e il cono, simboli molto cari all’artista e alla sua poetica, spesso usati per trapassare le cupole stesse, che collegano spazio interno ed esterno, come avviene negli igloo Senza Titolo e Auf dem Tisch, der hineinstösst in das Herz des Iglu. La lancia in particolare è molto amata da Merz, come anche la spirale e la freccia, perché interpretata come simbolo di energia vitale e velocità, nonché come archetipo di un’età arcaica in cui l’uomo viveva in contatto con sé stesso e con la natura.
Se desiderate scoprire di più sulla poetica di Merz e volete ammirare le opere che più la rappresentano, il nostro consiglio è di recarvi all’Hangar Bicocca prima del 24 febbraio 2019, per fare un giro negli enormi spazi delle Navate e perdervi tra le originali architetture dei suoi igloos.