Monsignor Chiari
Monsignor Chiari

Monsignor Gianmario Chiari saluta Rovato – ECCO IL SUO SALUTO

Monsignor Gianmario Chiari – come noto – ha lasciato l’incarico di prevosto di Rovato per trasferirsi in una comunità del Comune di Cologne, di cui è originario. Rovato l’ha salutato con grande affetto (tra i doni due stufe alla comunità e un computer) e monsignore – dopo quindici anni di servizio – ha ricambiato mettendosi a disposizione.

Nell’ultimo numero del bollettino parrocchiale (in Cammino) sono numerose le testimonianze di affetto nei suoi confronti. Lui ha risposto con il testo che riportiamo di seguito:

L’EDITORIALE DI SALUTO DI MONSIGNOR CHIARI

“La voce del prevosto

La riconoscenza è un dovere.

Nel febbraio del 2002  quando il Vescovo Mons. Giulio Sangui­neti mi disse: “ho pensato a te per Rovato” sono rimasto perplesso, ma non ho, ov­viamente, potuto rifiutarmi perché la mia scelta di prete è legata alla volontà del mio Vescovo. Oggi, dopo quindici anni, sono, purtroppo, co­stretto a lasciare le parroc­chie per motivi di salute.

Ritengo che la riconoscen­za per il bene ricevuto sia per me semplicemente un grande dovere. La mia scel­ta di promuovere e vivere l’azione pastorale nelle par­rocchie di Rovato è stata caratterizzata dall’impegno a servire, come il Vangelo prescrive.

E il Vangelo dice: “gratuitamente avete rice­vuto, gratuitamente date”. (Mt 10,8)

Ritengo bella e opportu­na l’espressione di Tagore: “l’albero dà frutti e non si sente creditore:la sua vita è donare”. Questi anni sono stati ricchi di esperienza di vita. E’ sta­to bello condividere, come dice il Concilio Vaticano II, con tutti “gioie, fatiche, do­lori e speranze” (GS 1). Sono state molto arricchenti le relazioni personali. Posi­tiva l’attività pastorale vis­suta con molti bravi e pre­parati laici.

Soprattutto devo essere ri­conoscente ai curati per il loro intelligente impegno, la loro amicizia e comunione. Li ringrazio anche di avermi egregiamente sostituito nei molti periodi dei miei vari e improvvisi ricoveri in ospe­dale. Personalmente non vorrei essere ricordato per le ope­re materiali: spero solamen­te di avere speso bene i sol­di che generosamente avete dato.

Di questo ringrazio anche gli architetti e i tecnici che han­no lavorato con competenza e gratuitamente.

Vorrei essere ricordato per l’annuncio del Vangelo, per il progetto di educazione alla fede dei ragazzi, per la grazia dei Sacramenti cele­brati e per l’inizio dell’Unità Pastorale. Ho condiviso la bellezza del­la vocazione al matrimonio di tante coppie: purtroppo ho visto troppe famiglie di­sgregarsi.

Per loro prego sempre. Conservo gratitudine e rico­noscenza per avermi accet­tato sempre, ma in partico­lare in questi ultimi anni. La fede è gioia e serenità: spero di aver diffuso una fede autentica. D’altronde “dove non c’è umorismo non c’è umanità, dove non c’è umorismo (cioè questa libertà che ci prende, questo distacco di fronte a se stessi) c’è il campo di con­centramento” (M. Delbrél).

La gioia di vivere scaccia l’ansia e fa crescere la pace nel cuore. Come pregava S. Teresa d’Avila “Liberami, Signore, dalle sciocche devozioni dei santi dalla faccia triste”. La riconoscenza è per me un grande dovere. Gesù dice: “non sono venuto per esse­re servito, ma per servire.” (Mt 20,28)

E S. Paolo afferma: “Fatica e travaglio comporta l’annun­cio del Vangelo… ringrazia­mo continuamente Dio per­ché, avendo ricevuto da noi la parola divina della predi­cazione, l’avete accolta non quale parola degli uomini, ma, come è veramente pa­rola di Dio che opera in voi che credete”. (lTs 2,9-13) Anche per me il servire le comunità in questi anni è stato semplicemente lo sfor­zo di compiere il mio dovere di annunciatore della Parola di Dio.

Ora non mi resta che met­tere nella mia preghiera, quotidianamente, al primo posto, tutti voi. Impegno che assolvo molto volentieri. Grazie a tutti per il bene che mi avete voluto.

Gianmario Chiari”

Rovato.it

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