Pittore di talento, nato a Rovato nel 1498, dimostrò subito le sue doti artistiche tanto che, secondo alcuni storici locali, sarebbe da far risalire già al 1514 l’esecuzione degli affreschi scomparsi in Santa Croce e al 1515 quella delle ante nel Duomo Vecchio di Brescia. Accolta l’eredità artistica del Foppa, il Moretto subì inizialmente profonde influenze anche dalla pittura del Giorgione. Con il Romanino, altro grande artista del Cinquecento bresciano, decorò, agli inizi degli anni Venti, la Cappella del Sacramento in San Giovanni. Essenziale e realistico appare il lavoro svolto tra 1525 e il 1530 nell’ Assunta del Duomo di Brescia, nella pala di Sant’Eufemia e nella Cena in Emmaus, ora alla pinacoteca Tosio-Martinengo. Successivamente, fra il ’30 e il ’40, l’artista raggiunse la piena maturità espressiva, visibile in molte delle opere più importanti, fra cui la Santa Margherita in San Francesco, la Santa Giustina di Vienna, La Strage degli Innocenti nel San Giovanni di Brescia e l’Incoronazione della Vergine in San Nazaro. L’opera del Moretto influenzò l’arte di altri pittori: fra gli altri, lo stesso Romanino, il Piazza e il Moroni. Per alcuni il Moretto sarebbe nato a Brescia, ma a dimostrare la sua rovatesità – oltre alla lapide che ancora oggi si può vedere su quella che fu la sua prima abitazione – c’è la testimonianza dello storico Cocchetti che scrisse di aver rinvenuto nell’archivio comunale di Rovato memorie del ‘400 che facevano riferimento agli antenati del pittore.